16 ottobre 2012

Giovanni Paolo I - Morte naturale o complotto?


Cento anni fa nasceva papa Giovanni Paolo I (al secolo Albino Luciani) protagonista di uno dei fatti più sconvolgenti e inquietanti del XX° secolo, e cioè della sua dipartita improvvisa, avvenuta tra la sera del 28 Settembre 1978 e il successivo giorno, una morte allucinante che interroga tuttora la coscienza di tutti i cattolici e ci porta a riflessioni davvero terribili, ponendoci davanti ad un interrogativo angosciante: fu morte naturale o si trattò di un complotto sanguinoso per togliere di mezzo un uomo moralmente e intellettualmente assai distante dalla mentalità della gerarchia curiale che l’attorniava?
Albino Luciani era stato eletto Papa il 26 Agosto del 1978 e sin dai primi giorni del suo brevissimo pontificato (appena 33 giorni) aveva cominciato a manifestare una sorta di insofferenza verso alcune prassi tradizionali vaticane: rifiuto della intronazione e della sua vuota magnificenza; rifiuto della sedia gestatoria e della tiara come inutili orpelli di nessun valore; uso dell’io al posto del Plurale Maiestatisvisione pauperistica della Chiesa e quindi auspicato ritorno alle origini evangeliche; apertura al mondo sociale e ai popoli della fame del terzo mondo…e infine un nuovo e rivoluzionario modo di intendere la figura papale, sganciandola dai Poteri della Curia e proiettandola con estrema autonomia e libertà sul palcoscenico del mondo in maniera tale da spogliarla di tutte le innumerevoli pastoie burocratiche che ne limitino il raggio d’azione e la missione caritatevole che dovrebbe essere l’unico valore cui ancorare qualsiasi pontificato.
Inutile dire che queste ed altre sue iniziative venivano viste con sempre maggiore apprensione da parte delle gerarchie della Curia, specialmente allorché in alcuni interventi pubblici cominciò a prodigarsi in affermazioni che offrivano il fianco ad innumerevoli sconcertanti interpretazioni: parlò di Dio non solo come figura paterna ma anche materna; supplicò gli astanti di pregare per lui affinché potesse compiere la sua missione, definendosi povero Cristo e quindi prestando il fianco a commenti assai conturbanti e peraltro sminuendo visibilmente e di proposito la propria stessa figura e funzione dinanzi alla società e con essa anche l’autorità della Chiesa stessa che l’aveva fatto eleggere.
Dopo questi pretesi strani discorsi, cominciò a montare contro Papa Luciani e alle sue spalle una polemica strisciante e sottile, lo si accusò di non essere degno dell’incarico immeritatamente ricoperto, che non sarebbe stato in grado di dirigere la barca di Pietro, si disse che forse era stato un errore eleggere una persona così semplice e allo stesso tempo così ferma e rude nel prendere le decisioni, si vociferò malignamente che forse lo Spirito Santo, al momento della sua elezione, si era distratto un momento, si rideva addirittura di lui per le sue battute e per il suo tono scherzoso e persino per la sua camminata…. Tutte dicerie vergognose che giunsero alle orecchie e alla mente divenuta sensibilissima della vittima di questi che in realtà erano divenuti ormai ingiurie e oltraggi deliberati e premeditati secondo uno schema e un complotto ormai in funzione, elementi che convinsero sempre più il Pontefice di essere piombato in una situazione di invivibilità e di incompatibilità ambientale contro la quale comunque si armò potentemente, deciso ad ogni costo a fare pulizia e a scardinare i potentati curiali che nell’apparente impunità garantita dall’essere la Chiesa uno Stato a sé stante e indipendente, facevano il brutto e il cattivo tempo, incuranti di qualsiasi freno alle loro malefatte.
Da non dimenticare anche il suo atteggiamento molto critico e in certi casi persino inquisitorio contro gli affari finanziari poco chiari dello IOR (Istituto Opere Religiose) e della Chiesa in generale, forse il tasto più pericoloso che il nuovo Pontefice abbia toccato, mosso in ciò da informative che gli erano giunte e di cui parleremo più avanti, e a questo proposito non va taciuto il suo rapporto pessimo e burrascoso col vescovo Paul Marcinkus, numero uno dello IOR, contro il quale già nel 1972 il Papa, allora Patriarca di Venezia, si era scontrato allorché aveva appreso che la Banca Cattolica del Veneto, della quale, per il suo incarico, manteneva una sorta di guida spirituale, era stata ceduta contro il suo volere al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, personaggio quanto mai oscuro che poi fu trovato impiccato a Londra il 18 Giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri, come del resto morì avvelenato nel supercarcere di Voghera nel 1986 Michele Sindona, altro personaggio inquietante della finanza mondiale che non a caso era in stretti rapporti sia con Calvi e sia con Marcinkus.
E’ quindi indubbio che Papa Luciani qualche nemico se lo sia fatto ed anche molto potente, personaggi che naturalmente non potevano sopportare che un uomo umile e integro come Giovanni Paolo I venisse ad intralciare le loro losche trame finanziarie e speculatorie.
Sembra infatti che ad un certo punto il nuovo Papa venga informato (non si sa quanto direttamente o indirettamente) da un certo Mino Pecorelli (giornalista e fondatore della rivista Osservatorio Politico, assassinato nel 1979 in circostanze oscure mai chiarite) della presunta esistenza in Vaticano di una sorta di propaggine della Loggia P2 diretta da Licio Gelli. Il 12 Settembre del 1978, puntuale, OP pubblica appunto ufficialmente un articolo dal titolo abbastanza altisonante, La Loggia Vaticana, nel quale venivano elencati più di un centinaio di esponenti vaticani indicati quali affiliati alla massoneria. Tra questi il Cardinale Segretario di Stato Jean Villot, il Vicario Generale di Roma Cardinale Ugo Poletti, il potente prelato e Presidente dello I.O.R. Paul Marcinkus, Pasquale Macchi, ex Segretario di Paolo VI, Monsignor Donato De Bonis, importante membro dello IOR, don Virgilio Levi, vicedirettore de “L’Osservatore Romano”, Roberto Tucci, Direttore di Radio Vaticana.

Conoscendo l’indole di Papa Luciani, non c’è dubbio che leggere l’elenco gli abbia procurato una certa allarmante sensazione, una sensazione amara e annunciatrice di infausti avvenimenti......quindi profetica. (E a proposito appunto di profezia bisogna fare una parentesi per quanto attiene ad un evento molto ma molto delicato, verificatosi durante il suo viaggio a Fatima nel 1977, dove si dice incontrò Suor Lucia e nel quale questa gli avrebbe rivelato una parte importante e sconosciuta del Terzo Segreto, quello in cui si parla di “un vescovo vestito di bianco”, aggiungendogli forse che questi sarebbe potuto essere ucciso in futuro “da altri vescovi e preti”, un’aggiunta, quest’ultima, che a quanto pare non risulta nell’originale che poi fu reso di pubblico dominio nel 2000).

Il 31 Agosto 1978 giunge puntuale una specie di lettera aperta, pubblicata su “Il Mondo”, nella quale si rivolgono quasi direttamente al nuovo Pontefice i seguenti pressanti interrogativi:
“E’ giusto che il Vaticano operi sui mercati come un agente speculatore? E’ giusto che il Vaticano abbia una banca che interviene nei trasferimenti illegali di capitali dall’Italia in altri paesi? E’ giusto che quella banca aiuti ad evadere il fisco? Perchè la Chiesa tollera investimenti in società nazionali e multinazionali, il cui unico scopo è il lucro? Società che quando è necessario, sono pronte a violare e calpestare i diritti umani di milioni di poveri, specialmente del terzo mondo che è così vicino al cuore di sua Santità? E’ giusto che il Vescovo Paul Marcinkus Presidente dello IOR faccia parte del consiglio di amministrazione di una banca laica, la quale ha casualmente una filiale in uno dei più grandi paradisi fiscali del mondo capitalistico?”

Nella serata o nel tardo pomeriggio del 28 Settembre 1978 questa audacia si materializza dinanzi allo sbigottito Cardinale Jean Villot, Segretario di Stato Vaticano, al quale prospetta i suoi intenti inderogabili e irrevocabili di rinnovamento radicale della Chiesa, comunicandogli di conseguenza impellenti e immediati cambiamenti, spostamenti e annullamenti di cariche e incarichi, probabilmente arrivando anche a consigliare al suo Segretario di Stato di farsi da parte, insieme ad altri prelati e cardinali che a suo dire avevano fatto il loro tempo. Se dobbiamo credere a quanto ne scrissero scrittori e giornalisti, sembra che quell’incontro con Jean Villot fu quanto mai acceso e burrascoso; questi, quasi incurante dell’altissima posizione ricoperta da chi gli stava dinanzi, si narra abbia affrontato a viso aperto il nuovo Pontefice, facendogli capire chiaro e tondo di non essere affatto d’accordo con i suoi progetti e che in ogni caso si sarebbe trattato di un programma che aveva bisogno di molto più tempo per essere messo in pratica.
Papa Luciani aveva cominciato a picchiare duro senza guardare in faccia a nessuno, producendo una qualche minacciosa fibrillazione nell’ingranaggio oliato e inveterato in quella che nell’animo del Papa appariva sempre più come una sorta di “Chiesa Alternativa” e “Parallela” a quella ufficiale.
La persona che va a dormire in quella tarda serata del 28 Settembre 1978 è un uomo apparentemente tranquillo, orgoglioso di quanto aveva appena detto a Jean Villot e di quello che aveva intenzione di fare. Si sente forte, abbastanza preparato per affrontare la guerra che si prepara all’orizzonte.
Ad ogni modo, dopo qualche ora arriva la morte, improvvisa, distruttiva, sommamente misteriosa, che lo demolisce definitivamente sconvolgendo tutti i fedeli che alla notizia rimangono esterrefatti e non si danno pace per quella dipartita inattesa e sconvolgente.
Anche il dott. Antonio da Ros, il medico personale, riferisce che in quel periodo Giovanni Paolo I non soffriva di particolari patologie. Resta il fatto che il Papa si spegne e immediatamente avvengono cose davvero strane per una morte che si vuole naturale.
Intanto spariscono dalla stanza da letto del Pontefice gli occhiali, le pantofole e il flaconcino di un farmaco l’ Effortil (cardiotonico usato normalmente per aumentare i valori pressori), fattori molto sospetti che la dicono lunga sul fatto che qualcosa non quadra in quella pretesa morte per infarto. La stanza sarebbe stata pulita da capo a fondo subito dopo il ritrovamento del cadavere e il corpo del defunto viene trovato a quanto sembra composto e seduto sul letto con dietro uno o due cuscini, quasi a voler far credere appunto ad una morte naturale annichilente e repentina. Si narra dapprima che il Pontefice fosse stato trovato con un libro in mano, “L’Imitazione di Cristo”, poi questo viene trasformato in un vago foglio di appunti e tuttavia esistono esperti del caso che riferiscono che in realtà il Papa era intento quella notte alla redazione di un documento che metteva nero su bianco le sue irrevocabili decisioni di cambiamento nel sistema-Chiesa, che prevedevano a quanto sembra l’allontanamento o la sostituzione di Jean Villot con altro prelato alla Segreteria di Stato, la destituzione di Paul Marcinkus dal suo incarico di Presidente dello I.O.R. ed altri progetti di radicale rifacimento della Gerarchia vaticana.

Il comunicato vaticano che sancisce l’ufficialità della morte “naturale”, poi, è quanto di più caotico si possa immaginare:
“Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le cinque e mezza, il segretario personale del Papa, padre John Magee, non avendo trovato il santo Padre nella cappella privata, come d’abitudine, l’ha cercato nella sua stanza e l’ha trovato morto nel letto, con la luce accesa, come se leggesse ancora. Il medico, dottor Renato Buzzonetti, che accorse immediatamente, ha constatato la sua morte, accaduta probabilmente verso le ore 23 del giorno precedente a causa di un infarto acuto al miocardio”.

Peccato che, invece, la salma sarebbe stata scoperta per prima da Suor Vincenza verso le ore 04:30 del mattino, la quale avrebbe anche affermato (usiamo il condizionale perché in questa vicenda non c’è niente di sicuro) che la fronte era ancora tiepida, la qualcosa porta a ritenere che la morte sia arrivata qualche ora prima, come già detto verso l’una o le due di notte.
Il corpo del defunto sarebbe stato poi lavato e vestito in tutta fretta con gli abiti talari appropriati prima che chiunque potesse osservare dal vivo la scena incontaminata della stanza papale così come si sarebbe presentata durante il decorso del malore, è probabile quindi che ciò possa essere dovuto alla fretta di far sparire fatti probanti sulla vera dinamica del decesso. Le Gerarchie vaticane, peraltro, vengono avvertite con molto ritardo della morte del Pontefice e anche questo scatena una serie di polemiche su quell’avvenimento tremendamente misterioso. Vengono quindi chiamati i fratelli Signoracci, tecnici dell’Istituto di Medicina Legale di Roma e imbalsamatori di Pontefici, ai quali viene ordinato di procedere appunto all’imbalsamazione entro la sera del 29 Settembre, una pratica a quanto dicono gli esperti inaudita, visto che dovrebbero trascorrere almeno 24 ore dal trapasso di un Papa. La stessa imbalsamazione, sempre a sentire gli studiosi del caso, sarebbe avvenuta secondo tecniche inusuali, iniettando nel corpo del defunto delle particolari sostanze in grado di contrastare durevolmente ed efficacemente il decorso decompositivo post-mortem, altro “strano” dettaglio, in quanto tutti sanno che per eseguire una imbalsamazione come si deve è necessario agire in maniera diversa e incisiva sugli organi e sul sangue, a non tenere conto del fatto o meglio del sospetto che, iniettando queste sostanze con proprietà imbalsamatorie, si potrebbe pensare che ciò sia stato dettato da eventuali e naturalmente ipotetici timori che si potesse addivenire all’identificazione di presunti veleni sconosciuti ingeriti o fatti ingerire alla vittima.
Come ben si vede la questione dell’orario della morte di Papa Luciani è fondamentale per stabilire eventuali misteriose dinamiche che la provocarono, per cui la cosa più facile che viene in mente all’uomo comune è l’autopsia, metodo di indagine medico-legale post-mortem in grado di rivelare anche approssimativamente cause e tempi di un decesso. Ma stranamente l’autopsia è subito esclusa, al Vaticano allibiscono soltanto a sentir parlare di una simile metodologia.

Termino con un importante commento, del Cardinale brasiliano Aloisio Lorscheider risalente al 1998: “Lo dico con dolore: il sospetto rimane nel nostro cuore, è come un'ombra amara, un interrogativo cui non si è data piena risposta”. 

1 commento:

d.d ha detto...

Domenico Dragone dopo la sua morte in tanti hanno fatto ipotesi di ogni genere , era uscito anche un libro che io feci arrivare dalla vicina Svizzera in quanto in Italia era stato censurato , libro che per tanti anni avevo conservato e da poco regalato all'amico Emilio Grimaldi , si trattava del libro ( In nome di Dio. La morte di papa Luciani
Autore Yallop David A.

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