18 ottobre 2012

Lady Diana, una nuova inchiesta alimenta i dubbi sulla sua morte


Lady Diana, principessa triste famosa in tutto il mondo, resa ancora più celebre dopo la sua morte, avvenuta per un incidente stradale nell’ormai conosciuto tunnel dell’Alma. Ancora oggi, tantissimi interrogativi ripercorrono quelle tragiche ore della notte del 31 agosto 1997.
Perché si disse che Henri Paul, l’autista di Dodi, era ubriaco, quando in realtà era sobrio? E perché si disse che Diana non aveva bevuto, quando quella sera a cena fu vista bere vino? Qualcuno sospetta che i campioni siano stati manipolati.
Perché, durante l’inchiesta, non furono presi in considerazione i sospetti del medico che stese l’atto di morte di Diana? E ancora, per quale motivo l’ambulanza che portava la principessa morente al vicino ospedale impiegò un ora e 43 minuti? Queste ed altre domande rimangono a 15 anni sua scomparsa senza un risposta.
Risposte che con forza, da anni, cerca di trovarle Mohamed Al Fayed, padre di Dodi. Il quale sembra che abbia trovato prove rilevanti, merito di un investigatore australiano, John Morgan, che è riuscito a raccogliere circa 500 documenti ufficiali che il processo di Londra del 2008 fu, come ha detto lo stesso Al Fayed “una farsa”.
Ma vediamo bene quali son le prove che Al Fayed porta all’attenzione del pubblico.
L’inchiesta anglo-francese del 2008 dimostrò che l’incidente nel tunnel era avvenuto perché la Mercedes di Dodi, inseguita dai paparazzi, era andata a sbattere a causa dei flash dei fotografi e soprattutto per il fatto che l’autista, Henri Paul, era ubriaco. Che avesse bevuto lo dimostrano gli esami su alcuni campioni di sangue prelevati dal suo corpo. Ebbene secondo John Morgan, quei campioni di sangue appartenevano a qualcun altro e Henri Paul era assolutamente sobrio. Inoltre nei campioni analizzati dall’ospedale dove la principessa era stata ricoverata, non risulterebbero tracce di alcol nel corpo di Lady D. Ma furono in molti a vedere quella sera Diana e Dodi che bevevano. Probabilmente c’erano due lotti di campioni di sangue: quello autentico finì nelle mani della polizia inglese e quell’altro fu consegnato all’ospedale. E fu per questo che i medici non trovarono tracce di alcol.
Non basta, perché ci sono altri dettagli che lasciano perplessi. Infatti, durante l’inchiesta, si disse che la patologa Dominique Lecomte, aveva condotto un esame sul corpo di Lady Di alle 5.30 della mattina del 31 agosto 1997. Secondo John Morgan, non è vero e la prova è ovvia. Sul rapporto la Lecmte scrive: morte è stata provocata da un’emorragia interna, risultata dallo schiacciamento della cassa toracica>>. Ora, per un’affermazione del genere non basta un esame esterno, ma ci vuole un autopsia vera a propria.
C’è un altro documento che incrina le risultanze dell’inchiesta: il dottor Bruno Riu, che quella notte era di guardia all’ospedale dove fu portata Diana, ha compilato il certificato medico barrando una casella particolare, quella che indica “Problemi medico-legali”. Quella casella si barra di solito nei casi di suicidio o di morti sospette. Perché il dottor Riou si era insospettito? Ufficialmente, nessuno è in grado di dirlo, perché durante l’inchiesta, la testimonianza del medico non è stata presa nemmeno in considerazione.
Un ultima domanda: perché l’incidente avvenne a mezzanotte e un quarto e l’ambulanza, su cui era caricata Diana, ci mise 1 ora e 43 minuti ad arrivare all’ospedale? Che cosa successe in quelle “quasi due ore”? Secondo Al Fayed, è evidente che il verdetto del 2008 è nato da un inchiesta “monca” e che i motivi del mistero sono sempre gli stessi: sotto sotto, secondo il papà di Dodi, ci sono sempre i servizi segreti inglesi. Sarà vero? Chissà, ma i documenti di John Morgan, oggi, hanno fatto nascere qualche dubbio in più.

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