23 aprile 2013

Borrelli Guglielmo, un valoroso sammarchese


Borrelli Guglielmo
Guglielmo Borrelli, nato il 24 Aprile 1892 e vissuto a contrada Marinello, per poi trasferirsi fino al 24 Aprile 1984 (anno della sua morte) in contrada Ghiandaro di San Marco Argentano.
Umili origini contadine, il giovane Guglielmo già da piccolo nutriva uno spirito ribelle per la società del tempo. Nel 1915, all'età di 23 anni venne chiamato alle armi per combattere nella prima guerra mondiale. E così parti da un paesino caldo della provincia di Cosenza per recarsi verso le gelide trincee di confine del Trentino. 
Il freddo devastante e le condizioni atmosferiche estreme costringeva i soldati a cibarsi di erbe e radici che sporadicamente si trovavano tra la neve.
Oltre al problema delle temperature e del cibo si doveva anche fare i conti con le scarse condizioni igieniche dei soldati. Proprio ciò aumentava il rischio di malattie veneree. Non è un caso, infatti, se i pidocchi venivano combattuti con la neve appoggiata sugli indumenti portati dai soldati.
Il giovane Guglielmo -da sempre amante di puledri- fu mandato a far parte della cavalleria pesante. In quel plotone gli fu affidato l'ammaestramento dei cavalli e il compito di trasportare le armi e le munizioni nelle vicine trincee di confine. Nel plotone, riusciva ad ammaestrare anche i cavalli più selvaggi, conquistando la stima dei graduati. Proprio per il suo buon lavoro in un periodo di armistizio gli fu concessa una licenza premio per ritornare nella sua terra. 
Appena arrivò a casa, ad aspettarlo c’era una brutta notizia, un telegramma arrivato dal fronte che lo obbligava a ritornare in trincea. Arrivato sul confine, scoprì la triste verità, “ordine di fucilazione per il soldato Borrelli Guglielmo”, il motivo era perché i cavalli che lui aveva addestrato avevano ucciso due soldati che avevano tentato di sellarli. Il giovane Guglielmo si giustificò dicendo che i cavalli erano mansueti, un comportamento del genere si poteva verificare solo in caso di violenza sugli animali. Ma il graduato non gli credette così ordinò subito l’esecuzione dell’ordine, ma il giovane Guglielmo gli chiese se poteva dare una dimostrazione a tutto il plotone. Il graduato acconsentì. E così, si diresse nel recinto, sellò un cavallo e si diresse verso il graduato e il cavallo gli fece un inchino, per poi dirigersi verso gli altri cavalli e farli trottare insieme al suo nel perimetro del recinto, dopo vari giri del recinto il giovane Guglielmo si alza in piedi sulla sella, e con una movenza da maestro, fece avvicinare un altro cavallo facendolo trottare parallelo al suo, mise un piede sulla groppa dell’altro cavallo, e fece così due giri di recinto con un piede su una groppa, e un altro sul cavallo vicino. I graduati e i soldati rimasero di stucco vedendo quella scena, così che alla fine della dimostrazione tutti gli dedicarono un fragoroso applauso, i graduati senza esitare, dopo lo spettacolo a cui avevano assistito, gli concessero la grazia, facendogli capire che con la violenza, non si risolve nulla né sugli animali e né tantomeno sugli uomini.
La guerra, finisce e il giovane Guglielmo ritorna a lavorare sempre nei campi di sua proprietà e dei suoi concittadini. Un giorno un signore della zona gli chiese se gli poteva zappare la vigna. Guglielmo (grande lavoratore ) accettò di buon grado. E così armato della propria zappa lavora il terreno. Zappò in una maniera così perfetta che al ritorno il proprietario del terreno esclamò: “Gugliè, para cca ccià passatu u mbiarnu!!” (“Sembra che su questo terreno ci sia passato l’inferno”), e da quel giorno fino ad oggi Guglielmo e tutti i discendenti vengono chiamati con il soprannome “mbiarni”.
Guglielmo si sposò ed ebbe quattro figli, tutti prima dell’avvento del secondo conflitto mondiale.
Proprio durante la seconda guerra mondiale un altro avvenimento segnò la vita di Guglielmo. Fame e miseria contribuirono allo stato di indigenza di tutta l’italia. A San Marco Argentano la situazione era peggiore delle altre. I generi di prima necessità venivano razionalizzati e in molti casi le persone più povere non potevano acquistarli. 
Guglielmo nonostante la crisi della guerra riusciva a sbarcare il lunario, ma non riusciva a rimanere impassibile davanti ai soprusi dell’epoca. Così armato di spirito patriottico organizzò uno sciopero dei cittadini in p.zza selvaggi. La piazza era piena quel giorno. Guglielmo protestava contro la situazione difficile che la guerra aveva provocato. Cosi decisero di occupare un negozio, il quale, era piantonato da un soldato all’entrata. Il clima si riscaldava e così all’ennesimo rifiuto di concedere i generi di prima necessità Guglielmo -con uno scatto felino- riesce a disarmare il piantone e ad atterrarlo. Entrò nel negozio e portò fuori alla gente i generi per cibarsi. 
La gente entusiasta, acclamava Guglielmo. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Il piantone disarmato chiamò in aiuto un altro soldato che si trovava in una piazza vicina. Arrivati nella piazza i due soldati obbligarono i cittadini a riconsegnare i generi al negozio, al rifiuto della popolazione, il soldato armato puntò il fucile contro una donna con un bimbo in braccio pronto per fare fuoco, quando ad un tratto Guglielmo si accorse di cosa stava accadendo di corsa si diresse dietro il soldato. Lo prese dalle spalle e mise la mano davanti la canna del fucile, nel mentre il soldato stava per sparare, così portò la direzione del fucile in alto, però il colpo partì lo stesso, e sfreggiò la mano di Guglielmo. Allo sparo tutta la popolazione scappò dalla piazza e in pochi secondi la piazza si svuotò. Nonostante la grave ferita alla mano Guglielmo riuscì a disarmare anche il secondo soldato, e così anche Guglielmo si mise alla fuga. Sofferente ma contento per quello che aveva fatto a favore degli altri cittadini.
La seconda guerra mondiale era finita da un po’, ma la miseria e la desolazione lasciavano delle ferite profonde nella società dell’epoca specie per chi viveva nel centro storico del paese. Chi abitava nella periferia invece riusciva a coltivare verdure, ortaggi e questi gli consentivano di alleviare seppur in minima parte la loro drammatica condizione. Guglielmo dedito da sempre all’agricoltura riusciva ad avere ottimo risultato sulla produzione delle materie prime. Capitò un giorno nel centro storico del paese normanno, e lì vide la disperazione e l’angoscia della gente che non aveva cosa mangiare, decise così, di ritornare subito nelle sue campagne, riempire il suo carro trainato da buoi, di materie prime per portarle alla gente del centro storico per cercare, con il suo umile contributo, di alleviare quelle sofferenze causate da una delle più tragiche pagine della nostra storia.





1973, Guglielmo insignito del titolo di "Cavaliere all'ordine di Vittorio Veneto"

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