26 aprile 2013

Il solaio lo travolge. Uomo in coma al paky paky

Raccoglieva ferro per sbarcare il lunario. Questo il motivo che ha spinto l'uomo, ora in coma, all'interno del paky paky. Un lido pericolante, da anni abbandonato.Terra di nessuno, crollato a metà, pieno di ferro e amianto, il paky paky accessibile a tutti e sito a pochi metri dal radar militare e dalla spiaggia, in località Ruggero di Sellia Marina, ha sempre destato qualche perplessità per il suo mancato smantellamento e per la sua evidente pericolosità.
Col senno di poi si dirà: ci voleva la vittima.

Il lido costituto prevalentemente da blocchi di cemento, in questi anni è stato più volte ripreso e portato all'attenzione pubblica dal sottoscritto e da Emilio Grimaldi, che postando un video su youtube poco più di un mese fa ne denunciava così le fatiscenti e pericolose condizioni..

23 aprile 2013

Borrelli Guglielmo, un valoroso sammarchese


Borrelli Guglielmo
Guglielmo Borrelli, nato il 24 Aprile 1892 e vissuto a contrada Marinello, per poi trasferirsi fino al 24 Aprile 1984 (anno della sua morte) in contrada Ghiandaro di San Marco Argentano.
Umili origini contadine, il giovane Guglielmo già da piccolo nutriva uno spirito ribelle per la società del tempo. Nel 1915, all'età di 23 anni venne chiamato alle armi per combattere nella prima guerra mondiale. E così parti da un paesino caldo della provincia di Cosenza per recarsi verso le gelide trincee di confine del Trentino. 
Il freddo devastante e le condizioni atmosferiche estreme costringeva i soldati a cibarsi di erbe e radici che sporadicamente si trovavano tra la neve.
Oltre al problema delle temperature e del cibo si doveva anche fare i conti con le scarse condizioni igieniche dei soldati. Proprio ciò aumentava il rischio di malattie veneree. Non è un caso, infatti, se i pidocchi venivano combattuti con la neve appoggiata sugli indumenti portati dai soldati.
Il giovane Guglielmo -da sempre amante di puledri- fu mandato a far parte della cavalleria pesante. In quel plotone gli fu affidato l'ammaestramento dei cavalli e il compito di trasportare le armi e le munizioni nelle vicine trincee di confine. Nel plotone, riusciva ad ammaestrare anche i cavalli più selvaggi, conquistando la stima dei graduati. Proprio per il suo buon lavoro in un periodo di armistizio gli fu concessa una licenza premio per ritornare nella sua terra. 
Appena arrivò a casa, ad aspettarlo c’era una brutta notizia, un telegramma arrivato dal fronte che lo obbligava a ritornare in trincea. Arrivato sul confine, scoprì la triste verità, “ordine di fucilazione per il soldato Borrelli Guglielmo”, il motivo era perché i cavalli che lui aveva addestrato avevano ucciso due soldati che avevano tentato di sellarli. Il giovane Guglielmo si giustificò dicendo che i cavalli erano mansueti, un comportamento del genere si poteva verificare solo in caso di violenza sugli animali. Ma il graduato non gli credette così ordinò subito l’esecuzione dell’ordine, ma il giovane Guglielmo gli chiese se poteva dare una dimostrazione a tutto il plotone. Il graduato acconsentì. E così, si diresse nel recinto, sellò un cavallo e si diresse verso il graduato e il cavallo gli fece un inchino, per poi dirigersi verso gli altri cavalli e farli trottare insieme al suo nel perimetro del recinto, dopo vari giri del recinto il giovane Guglielmo si alza in piedi sulla sella, e con una movenza da maestro, fece avvicinare un altro cavallo facendolo trottare parallelo al suo, mise un piede sulla groppa dell’altro cavallo, e fece così due giri di recinto con un piede su una groppa, e un altro sul cavallo vicino. I graduati e i soldati rimasero di stucco vedendo quella scena, così che alla fine della dimostrazione tutti gli dedicarono un fragoroso applauso, i graduati senza esitare, dopo lo spettacolo a cui avevano assistito, gli concessero la grazia, facendogli capire che con la violenza, non si risolve nulla né sugli animali e né tantomeno sugli uomini.
La guerra, finisce e il giovane Guglielmo ritorna a lavorare sempre nei campi di sua proprietà e dei suoi concittadini. Un giorno un signore della zona gli chiese se gli poteva zappare la vigna. Guglielmo (grande lavoratore ) accettò di buon grado. E così armato della propria zappa lavora il terreno. Zappò in una maniera così perfetta che al ritorno il proprietario del terreno esclamò: “Gugliè, para cca ccià passatu u mbiarnu!!” (“Sembra che su questo terreno ci sia passato l’inferno”), e da quel giorno fino ad oggi Guglielmo e tutti i discendenti vengono chiamati con il soprannome “mbiarni”.
Guglielmo si sposò ed ebbe quattro figli, tutti prima dell’avvento del secondo conflitto mondiale.
Proprio durante la seconda guerra mondiale un altro avvenimento segnò la vita di Guglielmo. Fame e miseria contribuirono allo stato di indigenza di tutta l’italia. A San Marco Argentano la situazione era peggiore delle altre. I generi di prima necessità venivano razionalizzati e in molti casi le persone più povere non potevano acquistarli. 
Guglielmo nonostante la crisi della guerra riusciva a sbarcare il lunario, ma non riusciva a rimanere impassibile davanti ai soprusi dell’epoca. Così armato di spirito patriottico organizzò uno sciopero dei cittadini in p.zza selvaggi. La piazza era piena quel giorno. Guglielmo protestava contro la situazione difficile che la guerra aveva provocato. Cosi decisero di occupare un negozio, il quale, era piantonato da un soldato all’entrata. Il clima si riscaldava e così all’ennesimo rifiuto di concedere i generi di prima necessità Guglielmo -con uno scatto felino- riesce a disarmare il piantone e ad atterrarlo. Entrò nel negozio e portò fuori alla gente i generi per cibarsi. 
La gente entusiasta, acclamava Guglielmo. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Il piantone disarmato chiamò in aiuto un altro soldato che si trovava in una piazza vicina. Arrivati nella piazza i due soldati obbligarono i cittadini a riconsegnare i generi al negozio, al rifiuto della popolazione, il soldato armato puntò il fucile contro una donna con un bimbo in braccio pronto per fare fuoco, quando ad un tratto Guglielmo si accorse di cosa stava accadendo di corsa si diresse dietro il soldato. Lo prese dalle spalle e mise la mano davanti la canna del fucile, nel mentre il soldato stava per sparare, così portò la direzione del fucile in alto, però il colpo partì lo stesso, e sfreggiò la mano di Guglielmo. Allo sparo tutta la popolazione scappò dalla piazza e in pochi secondi la piazza si svuotò. Nonostante la grave ferita alla mano Guglielmo riuscì a disarmare anche il secondo soldato, e così anche Guglielmo si mise alla fuga. Sofferente ma contento per quello che aveva fatto a favore degli altri cittadini.
La seconda guerra mondiale era finita da un po’, ma la miseria e la desolazione lasciavano delle ferite profonde nella società dell’epoca specie per chi viveva nel centro storico del paese. Chi abitava nella periferia invece riusciva a coltivare verdure, ortaggi e questi gli consentivano di alleviare seppur in minima parte la loro drammatica condizione. Guglielmo dedito da sempre all’agricoltura riusciva ad avere ottimo risultato sulla produzione delle materie prime. Capitò un giorno nel centro storico del paese normanno, e lì vide la disperazione e l’angoscia della gente che non aveva cosa mangiare, decise così, di ritornare subito nelle sue campagne, riempire il suo carro trainato da buoi, di materie prime per portarle alla gente del centro storico per cercare, con il suo umile contributo, di alleviare quelle sofferenze causate da una delle più tragiche pagine della nostra storia.





1973, Guglielmo insignito del titolo di "Cavaliere all'ordine di Vittorio Veneto"

22 aprile 2013

Lettera aperta di Maria Rapanà

Non avrei mai pensato fino a pochi giorni fa di scrivere una lettera aperta per raccontare l’esperienza di mio padre.
Cenzino Rapanà, da sempre devoto a S. Marco evangelista, patrono della nostra cittadina, come tutti gli anni aveva deciso di contribuire per la realizzazione della festa del 25 aprile. La sera dell' 11 aprile ha accusato forti dolori al petto, è stato portato immediatamente presso il Punto di Primo Intervento dell’Ospedale di San Marco Argentano. Prontamente i sanitari di turno sotto la guida del dott. Branca hanno eseguito l’elettrocardiogramma con il quale hanno potuto constatare la presenza di un angina pectoris. Istantaneamente hanno compiuto le prime manovre necessarie per poter consentire a mio padre di poter arrivare vivo all’Ospedale di Cosenza. Arrivò infatti in condizioni gravi, in codice rosso, con un infarto in atto. Sono stati momenti difficili, in cui la vita di mio padre era appesa a un filo. La provvidenza però è grande, e grazie a un angioplastica eseguita dal dott. Greco la vena ostruita è stata liberata. Mio padre oggi è in convalescenza, fuori pericolo.
Vorrei Ringraziare a nome mio, e di tutta la famiglia Rapanà, il personale medico e paramedico del Punto di Primo Intervento dell’Ospedale di San Marco Argentano e all’unità di Cardiologia del P.O. di Cosenza. Ringrazio inoltre tutta la cittadinanza di San Marco Argentano che ci è stata molto vicina.
Concludo con un appello alle istituzioni preposte affinché si possa potenziare il Punto di Primo Intervento di San Marco Argentano, perché se mio padre è vivo lo dobbiamo alla professionalità del personale medico e per la posizione geografica della struttura, la quale è raggiungibile in pochi minuti. L’esperienza di mio padre, fortunatamente conclusasi bene, è stata per me una grande prova di come sia importante, fondamentale e necessario il diritto alla salute.



San Marco Argentano, 22/04/2013                                                                                Maria Rapanà

Dissesto o ineleggibilità?

Dal blog Sersale 2012:



Mentre Pd, PdL, Lega, Scelta Civica attuano un "golpe bianco" rieleggendo Napolitano ai fini di un governo di 'larghe intese' che mantenga in vita sia Berlusconi che il ceto dirigente del PD (permettendo anche la tutela degli interessi delle banche), a Sersale si sonnecchia sulla questione DISSESTO.

Nelle puntate precedenti vi avevamo informati che il Comune di Sersale è al dissesto finanziario. La deliberazione n° 340/2012 della Corte dei Conti Sezione Regionale di Controllo Calabria stabilisce che
ESAMINATA la documentazione prodotta, in ordine al rendiconto 2010, dall’Organo di revisione del Comune di SERSALE (CZ);
ESAMINATE le controdeduzioni prodotte dal Sindaco e dall’Organo di revisione con nota prot. n. 2411 del 26 aprile 2012 ed acquisita agli atti al n. 1955 di prot. del 27 aprile 2012;
il Comune di Sersale presenta:
  • incapacità di realizzare la massa attiva delle entrate proprie (incapacità di riscossione);
  • difficoltà connessa al pagamento dei residui passivi (incapacità di prevedere le uscite) - "segnale di una condizione di precarietà degli equilibri finanziari, della loro inattendibilità";
  • indebitamento per il 2010 pari ad €. 8.267.381,30 (incapacità di far fronte ai debiti contratti);
  • gestione influenzata da entrate di carattere non ripetitivo destinate a finanziare indistintamente la spesa corrente e ripetitiva.
Giudizio netto e amaro.
La Giunta Torchia reagisce deliberando l'avvio della procedura di riequilibrio finanziario ex-art 243, bis del TUEL e adottando un piano di riequilibrio decennale per:
  1. attestare la ricognizione di tutti i debiti fuori bilancio riconoscibili;
  2. deliberare le aliquote o tariffe dei tributi locali nella misura massima consentita;
  3. assicurare, con i proventi della relativa tariffa, la copertura integrale dei costi della gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e del servizio acquedotto;
  4. effettuare una rigorosa revisione della spesa;
  5. accedere al Fondo di rotazione per assicurare la stabilità finanziaria degli enti locali di cui all'articolo 243-ter, a condizione che abbia previsto l'impegno ad alienare i beni patrimoniali disponibili non indispensabili per i fini istituzionali dell'ente;
A quanto pare la Corte dei Conti, Sezione di Controllo per la Calabria, ha ritenuto insufficiente la procedura di riequilibrio finanziario ex-art 243 bis del TUEL. E con deliberazione n. 17/2013 la Corte dei Conti
nell’accertare la mancata adozione da parte del Comune di Sersale di legittime ed adeguate misure correttive e la persistenza di “gravi profili di criticità ed irregolarità, quali già riscontrati nella precedente deliberazione della Sezione n. 340 del 20/12/2012, il dissesto finanziario dell’ente, ha disposto di assegnare al Comune di Sersale un termine di giorni 15 (quindici) al fine di consentire la produzione di eventuali ulteriori controdeduzioni;
La Corte dei Conti rigetta la procedura di autocommissariamento dell'Amministrazione Torchia e chiede al comune ulteriori adempimenti per giungere alla procedura di "dissesto guidato".
A questo punto, al consiglio comunale del 12 aprile scorso, mentre l'Amministrazione Torchia approva una serie di contro deduzioni al rifiuto della corte, la minoranza consiliare chiede immediate e non revocabili dimissioni dell’attuale amministrazione.
Fin qui è cronaca. Proviamo a fare un sunto.
C'è un'amministrazione che si è indebitata per puri fini elettoralistici - circa 3,5 mln di € per Porta Parco, Area Vallone, muri e muretti a privati, PIP Borda, Chiesa Monte Crozze, Campo Sportivo - e che si ritrova tra capo e collo (anche se tutti lo sapevano), alcune sentenze imputabili ad amministrazioni precedenti.
Le sentenze riguardano procedure d'esproprio non perfezionate e relative richieste di risarcimento - anche se i beneamati eredi della Famiglia Colosimo hanno ottenuto quasi 2 mln di € per un rudere cadente adibito a palazzo comunale!
C'è quindi un dissesto che ammonterebbe grossolanamente a oltre 5 mln di €uro.
E c'è quell'amministrazione che in questi anni ha gestito con facilità le casse comunali, curando prima l'immagine che la sostanza, che vorrebbe risanare i propri errori di gestione e di progettualità con un piano decennale di riequilibrio. Cioè chi è causa del problema vorrebbe proporsi come soluzione (a spese del contribuente ovviamente!).
C'è una Corte dei Conti, bbastasa e caina, che continua a bocciare i tentativi di salvataggio dell'Amministrazione Torchia, sputtanandola - che danno di immagine! - su Tg3, sulla Gazzetta del Sud, sui principali siti di informazione della Calabria.
E c'è ancora quell'amministrazione che all'ultimo consiglio tenta l'impossibile (Delibera di Consiglio n. 18/2013):
DI APPROVARE integralmente la richiesta di riesame, in autotutela, di quanto deliberato nella deliberazione n. 17/2013, nonché la predisposizione del piano di riequilibrio da sottoporre agli organi competenti;
DI RICHIEDERE alla Corte dei Conti – Sezione regionale di controllo per la Calabria, in considerazione della ristrettezza dei termini a disposizione dell’ente per approvare e trasmettere il piano di riequilibrio finanziario ex art. 243 bis TUEL, di provvedere in tempi celeri all’esame di tutto quanto oggi sottoposto alla Sua attenzione;
E come se all'aesame di maturità gli alunni chiedessero alla Commissione che li ha appena bocciati di poter ripetere l'esame, allegando un altra tesina... ma soprattutto di fare tutto questo in fretta!
L'amministrazione Torchia non solo ha rifiutato una via d'uscita decorosa, dimettendosi, ma insiste sostenendo che "il dissesto dell'ente sarebbe molto meno faticoso per l'Amministrazione, ma la nostra Giunta vuole con orgoglio e dedizione preparare il piano di riequilibrio" (citazione non testuale del Sindaco all'ultimo consiglio comunale).
Ma se è così palese il fallimento e cosi semplice la via d'uscita perchè non dimettersi allora?
La risposta sta nell'art. 6 del d.lgs 149 del 6 settembre 2011:
gli amministratori che la Corte dei conti ha riconosciuto responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici.
L'Amministrazione Torchia sta cercando - con ogni disperato artificio legalistico - di evitare il dissesto perché questo si tradurrebbe nell'ineleggibilità dei rappresentanti locali dei vari Aiello, Tallini, Ferro, Scopelliti.
Non è l'interesse pubblico la ragione di tanta dedizione ma l'obiettivo di salvare se stessi.

21 aprile 2013

UN LEASING DECENNALE PER SELLIA MARINA


La parabola destrorsa di San Giuseppe Amelio da Sellia Marina è arrivata alla fine. L’uomo del fare. L’uomo della provvidenza eletto in nome “del bene comune” per ben due volte, sta per riconsegnare le chiavi. Privo dei sui angeli custodi, uno uscito tragicamente di scena l’altro non più il cavaliere di un tempo, si è trovato da solo, a guidare a fari spenti nella notte. Una notte buia durata 9 anni in cui neanche quegl’idioti suicidi del Pd con cui ha fatto bisboccia e che sedevano sui sedili posteriori sono riusciti a frenarlo nella folle corsa. E lui è andato a sbattere.
La prognosi è riservata.
Lui si lamenta, gli altri miracolosamente illesi o quasi hanno perso momentaneamente l’uso della parola per lo spavento.
I suoi fedelissimi stretti al capezzale nel ricostruire l’incidente danno la colpa a un gatto nero che ha attraversato la strada all’improvviso. Non trovano altre spiegazioni alla “brusca” sbandata.
L’auto è distrutta.
 Ha preso in pieno una serie di pali senza fermare la marcia.

11 aprile 2013

Alaco, l'interrogazione parlamentare del M5S



INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

PRIMO FIRMATARIO DALILA NESCI. PAOLO PARENTELA, FEDERICA DIENI, SEBASTIANO BARBANTI. 

Al Presidente del Consiglio, al Ministro della Salute, al Ministro dell’Ambiente e al Ministro della Giustizia. - 
Per sapere - premesso che:

Il Paese delle scimmie urlatrici

Solo due mesi fa si acclamava il cambiamento. Solo due mesi fa, si cercava la democrazia con l'apposizione di una X. Solo due mesi fa si dava priorità alle favole. Solo due mesi fa, i colpevoli propugnavano soluzioni alla crisi. Solo due mesi fa contava solo il popolo.Come scimmie urlatrici, cercavano consensi, autoproclamandosi salvatori della patria; patrioti della prima ora, esterofili da sempre, opponendo la propria voce a quella dell'altro come in una gara di rutti, auspicavano il bipolarismo perfetto, (come unico modello veramente democratico per governare il paese), così da poter riprendere indisturbati il potere che già detenevano.
Oggi, tutto questo pare non esserci e i proclami sono stati soppiantati da un silenzio rumoroso che detta sistematicamente i tempi di questa situazione. Il caos regna sovrano. Qualche ignorante l'ha chiamata persino Anarchia, ma quelli che l'hanno voluta non possono essere di certo definiti anarchici amanti della libertà, dell'uguaglianza e della giustizia sociale. Semmai impostori, oligarchi, benestanti, sfruttatori idolatrati dagli stessi sfruttati. Rappresentanti interessati di una falsa democrazia. Gente che gioca con la coercizione delle masse. Gente che basa la propria egemonia sui divieti, sul bisogno e sulla stanchezza. Sulla frustrazione che porta all'immobilismo degli uomini, che privi di dignità accettano boccheggiando ciò che passa il convento, aspettando che un giorno arrivi -per credo e per cultura- la manna dal cielo. Amanti del benessere, disposti a sacrifici quasi umani pur di averlo, rimangono sospesi nella confusione generale con gli occhi puntati su di una scelta ininfluente e coalizzante nella speranza che questo possa portate ad un miglioramento. WELCOME MR. PRESIDENT.

9 aprile 2013

domando discontinuità

un discorso è da ritenersi pesante perchè i suoi contenuti vengono rivolti a cervelli troppo fragili?
il silenzio è davvero degli innocenti?
pensare può essere considerato un fattore discriminante?
perchè l'umiltà per i poveri è un valore?
chi sceglie è libero?
cercare consensi verrà mai considerato un reato?
perchè i razzisti non vengono identificati ed espulsi?
chi si fa i fatti suoi è da considerarsi ugualmente una brava persona?
se un gruppo di persone ha in mano le redini della democrazia non bisognerebbe rivedere la definizione di democrazia?
se il progresso crea benessere, il sud del mondo è conservatore?
una croce non portata sulle spalle può crocifiggerti comunque?
a rendere un uomo responsabile è il potere o la libertà?
chi si arrangia come può possiede un'abilità o condizioni di vita pessime?
sapere come risolvere il problema può essere considerato un problema?
la disuguaglianza e il prodotto interno lordo cosa hanno in comune per andare così d'accordo?
il lavoro dipendente rende indipendenti?
se ti dicono che sei senza speranza, ti consoli sapendo che almeno non morirai disperato?



4 aprile 2013

Raccolta firme per le dimissioni dei consiglieri "Gratta & Vinci"



PETIZIONE
“RICHIESTA DIMISSIONI CONSIGLIERI REGIONALI”
I seguenti Cittadini – aderendo all’iniziativa del Codacons - chiedono le immediate dimissioni di tutti i Consiglieri che, attraverso i loro comportamenti, hanno gettato e gettano discredito sulla Calabria ed umiliano coloro i quali non riescono a garantirsi (onestamente) condizioni di vita dignitose.

3 aprile 2013

Il rospo dell'Alaco. La memoria del Codacons


   PROCURA DELLA REPUBBLICA
     PRESSO IL TRIBUNALE DI VIBO VALENTIA

  MEMORIA

Nel Procedimento penale n. 8/2011 mod. 21

Il “CODACONS - Coordinamento delle associazioni e dei comitati di tutela dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori” - con sede nazionale in Roma, viale G. Mazzini n. 73, in persona del legale rappresentante pro tempore Avv. Francesco Di Lieto, nella sua qualità di Vice Presidente Nazionale, con sede Regionale in Catanzaro, in C.so Mazzini 164 – 88100,  con domicilio eletto presso la sede Provinciale presso cui è domiciliato, sita in Piazza A. Diaz, 2, Vibo Valentia presso lo studio dell'Avv. Claudio Cricenti, che agisce, anche, nella qualità di referente Provinciale - espone quanto segue:

Visualizzazioni totali