12 giugno 2013

Questo M5S "non vale niente, se ne vada"

"Quando uno non vale niente..." ha scritto Beppe Grillo sul suo blog, invitando una senatrice dissidente ad andarsene; ma le sue parole andrebbero parafrasate e adattate all'intero moVimento di chi (leggi Beppe Grillo) "per chissà quali fortune, per chissà quali divine investiture, usa il progetto di milioni di italiani per promuovere se stesso e assicurarsi un posto al sole, allora è uno che non vale proprio niente."

A pochi mesi dal Booom! del M5S mi pare più che mai necessario che questo moVimento ritorni nel suo alveo convenzionale: la protesta di quartiere, il comitato civico, e smetta di tediare la politica italiana con questioni che afferiscono più ad una setta stile Scientology che ad un movimento che aveva l'ambizione di riformare la politica italiana.
Nei mesi scorsi mi sono spellato le mani sulla tastiera cercando di capire chi fossero Grillo&Casaleggio; mi sono preoccupato quando ho visto i video di presentazione degli aspiranti parlamentari pentastellati; e quando ho ricostruito i primi giorni di vita parlamentare del moVimento, a mio parere solo un enorme spreco di 'sputazza'.
Mi sono spellato le mani perché manipoli di nuovi attivisti, con fare messianico e fede evangelica, mi hanno apostrofato quasi come un invidioso della sinistra senza rappresentanza, perché la loro era finalmente una rivoluzione italiana. Perchè il moVimento avrebbe aperto il parlamento come una scatoletta, avrebbe moralizzato la corruzione, fustigato il malaffare e sgominato l'inciucio: "vaffanculo, tutti a casa" è stata la risposta al ben che minimo accenno di critica al capo e al settarismo pentastellato.

Ora quel vaffanculo lo rivolgo io a militanti, parlamentari, invasati e semplici creduloni a 5 stelle. Ve ne dovete andare a casa, proprio perché come dice Grillo, non valete niente.
Il mio vaffanculo è politicamente motivato, da una prospettiva di sinistra, da una pratica di movimento vero.

Illuminante nell'analisi del fenomeno 5 stelle è stato un bel post nel blog dei Wu Ming ("Perché tifiamo rivolta nel moVimento 5 stelle", ndb). Secondo il collettivo di scrittori infatti
il discorso di Grillo/Casaleggio è un mix di vari populismi e miti interclassisti, con fortissimi elementi di liberismo e addirittura di ideologia da destra «anarcocapitalista». [...]
Il grillismo ha occupato con un discorso diversivo (contro la «Kasta» invece che contro le politiche liberiste, contro la disonestà degli amministratori anziché contro le basi strutturali del sistema) lo spazio che in altri paesi europei è occupato da movimenti nitidamente anti-austerity, anticapitalistici.
Nel discorso grillino gli altri movimenti non esistono. Quando il M5s partecipa a una lotta avviata da altri, Grillo tende a descrivere quella lotta come se fosse patrimonio esclusivo cinque stelle: noi abbiamo usato i nostri corpi per fermare il TAV, noi abbiamo fermato il ponte sullo Stretto, noi abbiamo vinto i referendum per l’acqua etc. Grillo ha «messo il cappello» o provato a mettere il cappello su quasi tutte le mobilitazioni e rivendicazioni dei movimenti sociali in Italia. [...]
La critica alle ambiguità del «grillismo» (inteso come struttura organizzativa e comunicativa, e soprattutto come orizzonte di discorso), alla sua natura di movimento «diversivo», sta tutta qui.
"Nè destra né sinistra" è stato il mantra del moVimento, un mantra che attraverso la narrazione etica del bastaKa$ta ha puntato a espungere il conflitto di classe, il conflitto sociale dall'agone politico incapsulandolo all'interno di un rigidismo dogmatico, di un monolite - il grillismo, per l'appunto - che lungi dal fungere da leva di cambiamento, finisce per assolvere il ruolo di balancer nel sistema di inciucio perpetuo all'italiana.

Ciò che voglio dire è che il moVimento è partito da una fondazione di attivismo civico, con l'obiettivo di porre il fiato sul collo alla classe dirigente. Poi si è evoluto in una aggregazione politica con un programma più o meno vago di riforme e, attraverso un populismo demagogico, è entrato in parlamento.
Se per un verso lo straordinario successo di Grillo ha spinto il sistema a innovarsi, vedi la nomina di Boldrini e Grasso - due presentabili - dall'altro, col suo oltranzismo (e con l'obiettivo di assaltare e distruggere, inglobare il PD) su un'ipotesi di governo con Bersani, ha ottenuto l'effetto contrario dei suoi obiettivi.
Il governo di inciucio perfetto - che salva Berlusconi e difende il potere delle lobbies italiane - è figlio proprio delle (non) scelte del moVimento. Lo psicodramma PD durante l'elezione di Napolitano è figlia dell'incapacità di portare a casa un risultato politico: Rodotà presidente della repubblica.
Grillo aveva la forza elettorale per attrarre il Pd nel suo solco programmatico di riforma della politica italiana, ma questo significava sporcarsi le mani. E sporcarsi le mani in politica, significa perdere la propria verginità e questo si configura come un corto circuito per un movimento che ha molti degli aspetti salienti delle sette millenaristiche:
la narrazione del Popolo «uno e indivisibile» che rappresenta in blocco la «società onesta» e si oppone ai «politici», alla «casta», ai «ladri» (che evidentemente non fanno parte del Popolo, chissà da dove sbucano!).
Perché questa narrazione rimanga in piedi, ogni nemico dev’essere esterno all’immagine di popolo che il movimento diversivo propaganda.
Ergo: niente contraddizioni di classe, niente interessi contrapposti, niente scontri dentro il Popolo
E solo il Megafono incarna questo popolo e la sua volontà, che ha il diritto ultimo e primo di decidere la via, la strada e gli uomini, gli eletti.

Ebbene proprio la nascita del moVimento, con le sue strategie di marketing e di consenso dettate da Casaleggio Associati, ha impedito che in Italia nascessero movimenti come quelli degli indignados spagnoli, i gruppi #occupy, forze politiche come Siryza e Izquierda Unida, Front de Gauche, Linke, tutti chiaramente anticapitalisti, evoluzioni di quel movimento altermondialista massacrato a Genova.
Grillo ha occupato un vuoto lasciato dalla sinistra radicale e di alternativa, coprendo col suo mantra a-politico la rete dei movimenti reali che in questi anni hanno aggredito il berlusconismo considerandolo non una anomalia italiana, ma una manifestazione del trentennio liberista.
Grillo ha occupato un terreno di conflitti costruito dai NoTav, NoPonte, l'Onda, ecc... ancorandolo ad una narrazione fondamentalmente di destra, e quindi conservatrice dello status quo. L'anestesia del conflitto sociale è avvenuta con l'ingresso dei parlamentari pentastellati in parlamento: le diatribe infinite sulla diaria, la rendicontazione degli scontrini, il chiacchiericcio su epurazioni e democrazia interna al movimento hanno finito per far scivolare fuori dal dibattito i temi del conflitto - la Tav, il Reddito Minimo Garantito, le misure anticrisi e la critica al liberismo del fiscal compact.

Non solo il grillismo ha impedito la costruzione di un fronte anticapitalista ma, adottando la stessa politica berlusconiana dell'annuncio messianico (chi non è con noi è contro di noi, giornalismo nemico) e del populismo, ha profondamente screditato lo pseudo-riformismo del PD, ha accelerato le decomposizioni dei partiti strutturati e la riorganizzazione della vecchia politica attorno al governo di larghe intese.

Morale della favola:
chi ha votato Grillo perché deluso dalla sinistra si ritrova oggi senza sinistra e senza degni rappresentanti (i cittadini M5S in parlamento non hanno ancora realizzato nessun punto di programma);
chi voleva più trasparenza nella gestione della cosa pubblica si ritrova i vecchi partiti ancora più arroccati sui privilegi;
chi voleva un moVimento "watchdog", si ritrova un plotone di parlamentari senza nessuna carica (a parte la vigilanza Rai) e senza potere negoziale nelle commissioni decisive;
chi ha votato Grillo per incalzare il centrosinistra si ritrova un governo d'inciucio e lungi dallo scomparire, il PD sopravviverà nelle vesti di nuova DC;
chi, imprenditore o ex leghista, ha abbandonato i propri riferimenti berlusconiani si ritrova a ricredersi: le promesse del M5S sono esclusivamente fuffa! Altro che uscita dall'euro, le imprese sono schiantate dal credit crunch con la benedizione della finanza internazionale.
Chi ha creduto che quelle 5 stelle bastassero a conquistare città e paesini si è dovuto ricredere: se non ti chiami Grillo Giuseppe uno-vale-nessuno

E chi ha cercato in quel movimento una ragione di vita, una nuova appartenenza a qualcosa (fosse anche una setta), un modo facile ed elementare di guardare al mondo si sta risvegliando come da un incubo virtuale alla Matrix.
Lo sfaldamento del moVimento è la dimostrazione che qualunque aggregazione sociale non può reggere senza una strutturazione ideologica, un refrain di riferimento. Le epurazioni e la mancanza di democrazia interna hanno riverberato proprio su coloro che maggiornmente ne cercavano negli altri partiti. La scoperta, disarmante per alcuni, che la militanza non si pratica a suon di "Mi Piace" sui social network ma attraverso una alacre opera diinvestimento del proprio sé nella costruzione di un Noi collettivo e plurale.

Per tutto ciò continuo a tifare rivolta nel moVimento e mi auguro che i suoi militanti si approprino del loro strumento di lotta e lo rendano efficace.



5 giugno 2013

LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE "Acqua Pubblica" - Il contributo dei sersalesi.

Dal blog Sersale2012:

Mercoledì scorso abbiamo tenuto un'assemblea pubblica partecipatissimaper presentare la proposta di legge regionale d'iniziativa popolare "Acqua Bene Comune Calabria" insieme al Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica "Bruno Arcuri".
Gennaro Montuoro ha spiegato i contenuti di massima della proposta di legge che punta alla ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, esponendo i punti fondanti di un testo approvato da eminenti giuristi come Stefano Rodotà e Alberto Lucarelli, estensori dei quesiti referendari sull'acqua pubblica del 2011.
Parte proprio dai referendum questa iniziativa: la schiacciante vittoria di popolo aveva ribadito la natura di beni comuni (beni che non appartengono a nessuno, che in quanto universali e inalienabili appartengono alla comunità) dei servizi pubblici locali. Quella vittoria aveva abrogato l'insieme di norme che imponevano la privatizzazione di quei servizi, offrendo la possibilità per gli enti locali di procedere ad una gestione pubblica rigettando la logica del profitto perpetrate da multinazionali a scapito degli interessi dei cittadini.
Ebbene da quella vittoria - perseguita nel silenzio dei media e nell'ostracismo di certa politica, attraverso comitati popolari, assemblee e impegno civico - è scaturita la spinta legislativa popolare che tende a espellere definitivamente i profitti dall'acqua in Calabria.
Come tutti sanno la legge regionale ha dato a So.Ri.Cal - una spa partecipata dal colosso multinazionale Veolia - il diritto esclusivo di vendere acqua all'ingrosso ai comuni, i quali rimangono proprietari delle reti ma devono versare le tariffe ad un privato.
Secondo questo sistema So.Ri.Cal ha tutto l'interesse ad estrarre profitti dalla "vendita" dell'acqua e nessun interesse a razionalizzare il consumo della propria merce. Per contro i comuni, schiacciati dalla logica del mercato, non possono altro che raccogliere le tariffe e versarle al privato senza aver la minima possibilità di intervenire con le proprie esigue risorse per riparare, migliorare e realizzare reti efficenti e intelligenti.
Abbiamo cercato di spiegare ciò con l'esempio del comune di Sersale: So.Ri.Cal eroga alla rete comunale (leggi comune) circa 700.000 m3 di acqua all'anno, il comune però incassa tariffe per 400.000 m3, questo significa che il 40% dell'acqua erogata va perduto nella rete, ridotta ormai ad un colabrodo. Tuttavia il comune deve comunque pagare ad un privato tutto il volume "acquistato" da So.Ri.Cal, perciò si rifà sulle bollette dei cittadini, i quali pagano doppiamente: l'acqua consumata e l'acqua sprecata.
Per di più, recentemente a causa del dissesto finanziario del bilancio comunale, l'Amministrazione Torchia ha innalzato le tariffe idriche del 31% per coprire l'80% del servizio prestato. Questo si traduce in circa 300.000 € di cui solo 5.000 saranno destinati ad interventi manutentivi sulla rete per ridurre perdite e sprechi.
Infatti al Comune compete la riparazione delle reti, mentre a So.Ri.Cal spettano solo i profitti. E tutti sappiamo che So.Ri.Cal è responsabile dell'erogazione di acqua inquinata nel vibonese (lo scandalo dell'Alaco), della mancata depurazione delle acque (mare sporco) e del contingentamento dell'acqua ai comuni morosi (in violazione dei diritti umani, che prevedono almeno 50 lt di acqua al giorno per ogni cittadino).
La proposta di legge capovolge invece questa logica. Attraverso la creazione di ABC Calabria, una società interamente pubblica, si ritorna ad una gestione pubblica dell'oro blu. La nuova compagnia dovrebbe assorbire il personale - e non il carrozzone - di So.Ri.Cal, e avrebbe come logica solo il pareggio di bilancio, mentre i profitti dovrebbero essere reinvestiti nel miglioramento delle reti o nella riduzione delle tariffe.
Inoltre la proposta prevede la ridefinizione degli ambiti territoriali ottimali secondo la natura dei bacini idrogeologici. A questi Ambiti prenderebbero parte non solo rappresentanti degli enti locali - che possono richiedere interventi di riqualificazione nell'interesse dei loro cittadini - ma anche rappresentanti dei lavoratori del settore e i comitati che in questi anni hanno difeso l'acqua, il mare, il diritto alla salute.

L'ingresso dei comitati e delle associazioni, oltre a essere pensato come strumento di controllo sulla compagnia pubblica, serve a garantire la partecipazione dei cittadini - destinatari di un servizio efficente e oculato - all'individuazione degli obiettivi strategici d'azienda e alla definizione delle politiche tariffarie. Il tutto per sottrarre alla cattiva gestione - sia la rapacità privata che il clientelismo politico - il diritto all'acqua.
Durante la campagna referendaria - alla quale abbiamo partecipato con manifestazioni e iniziative e con un sonoro 67% di SI al referendum a Sersale - più volte abbiamo detto che "si scrive acqua ma si legge democrazia". E anche in questa iniziativa siamo convinti che il profitto non può negare un diritto fondamentale, non può perpetrare lo spreco di un bene prezioso. Al contrario, i movimenti per l'acqua hanno riproposto con grande forza il tema dei beni comuni come unica vera alternativa al capitalismo selvaggio e alla politica al servizio dei potenti.
Noi vogliamo un servizio idrico responsabile, razionale, oculato e pubblico!
E lo abbiamo sottoscritto nella raccolta firme per questa proposta di legge popolare: a Sersale abbiamo organizzato una serie di raccolte firme nel mese di aprile e, grazie al preziosissimo contributo della neaonata Associazione Arcobaleno, abbiamo raccolto oltre 200 firme!
Questo a dimostrazione di come solo l'impegno diretto dei cittadini può offrire risultati concreti nell'interesse dell'intera comunità. Ringraziamo nuovamente tutti i partecipanti all'assemblea e le volontarie dell'Associazione per il preziosissimo contributo.
La vostra firma non è una goccia nel mare!

Visualizzazioni totali